Akiko Dōmoto

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Akiko Dōmoto

Governatrice della Prefettura di Chiba
Durata mandato2001 –
2009
PredecessoreTakeshi Numata
SuccessoreKensaku Morita

Presidente del New Party Sakigake
Durata mandato1996 –
1998
PredecessoreShōichi Ide
SuccessoreMasayoshi Takemura

Consigliera del Giappone
Durata mandato23 luglio 1989 –
8 marzo 2001

Dati generali
Partito politicoNew Party Sakigake (1993-2009)
In precedenza:
Partito Socialista Giapponese (1989-1993)
UniversitàTokyo Woman's Christian University

Akiko Dōmoto (堂本 暁子?, Dōmoto Akiko; San Francisco, 31 luglio 1932) è una politica giapponese, la prima donna governatrice di Chiba e la terza nella storia giapponese[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a San Francisco, in California, nel 1932, Akiko Dōmoto studia alla Tokyo Woman’s Christian University. Successivamente entra a far parte del canale radiotelevisivo Tokyo Broadcasting System[2]. Nel 1980 realizza il documentario intitolato Baby Hotel, vincitore del premio Japan Newspaper Publishers and Editors Association[3].

Camera dei consiglieri[modifica | modifica wikitesto]

Entra poi in politica. In occasione delle elezioni della Camera dei consiglieri, viene eletta consigliera con il partito socialista. Dopodiché lascia il partito, entrando invece nel New Party Sakigake. Viste le elezioni del 1995 per rinnovare metà della Camera, si candida nuovamente come consigliera, vincendo, e quindi rimanendo in carica.

Durante il suo mandato, si batte per la parità di genere[4] e per l'eliminazione della prostituzione minorile e delle violenze domestiche. Si batte anche per la libertà di aborto e denuncia nel 1999 il sessismo del governo giapponese, che aveva autorizzato rapidamente le pillole di Viagra ma vietava ancora l'uso della pillola contraccettiva[5].

Dopo gli scarsi risultati del suo partito alle elezioni parlamentari giapponesi del 1996, l'allora presidente di partito, Shōichi Ide, si dimette. Sale quindi lei a capo del partito, e rimane in carica per circa due anni[6].

Governatrice di Chiba[modifica | modifica wikitesto]

Akiko Dōmoto nel 2008

Nel 2001 diventa governatrice della prefettura di Chiba come indipendente[7], anche se appoggiata ancora dal suo vecchio partito, diventando la prima donna governatrice di questa prefettura.

Molto sensibile alle cause ambientali[8][9], ha annullato appena eletta un progetto volto a sostituire le zone umide di Sanbanze con un centro di trattamento delle acque reflue, preservando così uno degli ultimi luoghi di rifugio per gli uccelli migratori, l'area della baia di Tokio,[10][11] mantenendo una delle sue promesse elettorali.[12][13] Il budget stanziato per questo progetto viene poi ridistribuito in progetti avviati dagli abitanti della prefettura di Chiba. Gli attivisti dell'epoca accolsero con favore questo gesto del governatore.[10] Per motivi di trasparenza con i suoi elettori, ha rivelato il suo reddito come governatrice dal 2002, sebbene non fosse obbligata a farlo.[14]

Inizialmente tentata per un terzo mandato come governatrice della prefettura, alla fine decide di non candidarsi, ritirandosi così all'età di 77 anni dopo otto anni di governo[15]. Appoggia quindi Yoshida Hira alle elezioni successive[16], ma quest'ultimo viene battuto da Kensaku Morita, che di conseguenza subentra al posto di Akiko[17].

Altre attività[modifica | modifica wikitesto]

È anche presidente dell'Associazione delle donne giapponesi che agiscono per la riduzione dei rischi di calamità naturali. Si è occupata in particolare della ricostruzione dei danni provocati dallo tsunami del 2011 in Giappone, oltre che della lotta alla discriminazione nei confronti delle donne.[18][19]

Dōmoto si impegna anche contro la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, soprattutto da parte del personale ospedaliero.[20]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Naonori Kodate e Kashiko Kodate, Japanese Women in Science and Engineering: History and Policy Change, Routledge, 2015, p. 77.
  2. ^ (EN) John Zumerchik e Steven Laurence Danver, Seas and Waterways of the World: An Encyclopedia of History, Uses, and Issues, Volume 1, 2010, p. 516.
  3. ^ (EN) Akiko Domoto, in Bloomberg News, 2 luglio 2011. URL consultato il 1º novembre 2018.
  4. ^ (EN) Yuki Matsuoka, Japanese experts call for gender equality, su ReliefWeb, 16 ottobre 2012. URL consultato il 1º novembre 2018.
  5. ^ (EN) Richard Pierre Claude, Science in the Service of Human Rights, University of Pennsylvania Press, 2002, p. 48.
  6. ^ (EN) Jeffrey Kopstein, Mark Lichbach e Stephen E. Hanson, Comparative Politics: Interests, Identities, and Institutions in a Changing Global Order, Cambridge University Press, 21 luglio 2014, p. 183.
  7. ^ (EN) Chiba sends a signal to the parties, in Japan Times, 30 marzo 2001. URL consultato il 1º novembre 2018.
  8. ^ (EN) Mick Corliss, Wetland conservation efforts gain ground, in Japan Times, 6 settembre 2001. URL consultato il 1º novembre 2018.
  9. ^ (EN) Stephen Hesse, Environmentalist on the stump, in Japan Times, 26 luglio 2001. URL consultato il 1º novembre 2001.
  10. ^ a b (EN) Jeff Kingston, Japan's Quiet Transformation: Social Change and Civil Society in the Twenty-first Century, Psychology Press, 2004, p. 147.
  11. ^ (EN) Stephen Hesse, Singing the praises of glorious mud flats, in Japan Times, 22 novembre 2001.
  12. ^ (EN) Atsuo Tsuji, Summary of the Status of Japanese Wetlands During the Past Triennium, and Outlook for the Next Triennium, in Japan Wetlands Action Network, 7 novembre 2005. URL consultato il 1º novembre 2018.
  13. ^ (EN) Domoto promises further review of contentious works, in Japan Times, 21 aprile 2001. URL consultato il 1º novembre 2018.
  14. ^ (EN) Governors’ income averages 23 million yen, in Japan Times, 2 luglio 2002. URL consultato il 1º novembre 2018.
  15. ^ (JA) 宣言ではないが…堂本知事3選ヤル気満々, in Asahi Shinbun, 23 gennaio 2009. URL consultato il 1º novembre 2018.
  16. ^ (EN) Five vie to run for Chiba governor, in Japan Times, 13 marzo 2009. URL consultato il 1º novembre 2018.
  17. ^ (JA) 平成21年中に予定される選挙, su Préfecture de Chiba. URL consultato il 1º novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2009).
  18. ^ (EN) Catherine Tsalikis, How Japan Rode a Tsunami to Equality, in [Foreign Policy, 11 marzo 2020. URL consultato il 27 settembre 2020.
  19. ^ (EN) Maragareta Wahlstrom, Sustainability begins in Sendai, in The Japan Times, 14 marzo 2015. URL consultato il 27 settembre2020.
  20. ^ (EN) Tomoko Otake, Citizens group calls for review on use of restraints after New Zealand teacher’s death, in The Japan Times, 19 luglio 2017. URL consultato il 27 settembre 2020.

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